Danza con Te

“Amazzone” di Sergio Nardoni, 1947, olio su tavola.

Da qualche tempo la vita mi sta facendo entrare in pieno contatto con quell’emozione meravigliosa, e meravigliosamente dannata, che è la Rabbia!
Del resto, dopo l’Acqua bisogna onorare anche il Fuoco e il Legno che lo produce e lo mantiene! 🔥🔥🔥

Sento che fa capolino, con la sua ferma e impavida bellezza, nella mia anima in più occasioni.
Bellissima amazzone, a lungo tenuta imprigionata. Ma si sa, le amazzoni non possono stare rinchiuse, non sono principesse che attendono nella torre il principe azzurro. 🙂
La vedo manifestarsi, anche se ben nascosta, nelle persone che vengono nel mio studio; serpeggia in persone amiche; la leggo in questo social e via e via e via.
Mi sta facendo fare un bel bagno nel suo colore, il verde per la MTC, verde legato a quel fegato dove ama soggiornare.
Ma anche nel rosso, che la lega al cuore che accelera il suo battito, con i tamburi che non possono fermarsi e battono e battono e battono.
O con il colore nero, quello delle ombre più profonde, quello dei misteri celati, dei lati “mostruosi” nascosti persino a se stessi.

Osservo questa emozione lasciandole spazio, permettendole di uscire in modo controllato, ascoltando se posso lasciarle ancora più spazio e come. Un esercizio interessante e impegnativo.
Dall’altro lato, come sempre succede per la legge della polarità, sento lei, la voce della Leggerezza e della Serenità, che intona il suo canto, a ricordarmi la via che ho scelto e che sto conoscendo sempre più, immergendomi a fondo in tutta me stessa.
Ma è ancora tempo di stare un po’ qui, con quello che c’è, respirando quest’aria e lasciandola fuoriuscire, pienamente nel corpo che, da tempo, brama questo contatto e questa conoscenza.
E il tamburo batte, batte, batte.
Lei sale sul suo amato e fido cavallo e partono, per questo viaggio ancora in larga parte inesplorato. A far loro compagnia quelle anime che incrociano lungo la stessa via.

Questo viaggio in questo universo lo farei accompagnata da due fiori di Bach, anzi tre. Anzi quattro.
Il primo rimedio floreale che vorrei a farmi compagnia sarebbe Willow, il salice giallo.
Willow è tipico di quelle persone che sono profondamente arrabbiate, deluse, frustrate, che ce l’hanno con la vita e con il destino, con Dio, e con le persone che hanno attorno… ma che nel fare questo non rivolgono mai lo sguardo a loro stesse e non hanno dunque la possibilità di cambiare il loro destino.
Quella rabbia diventa così rancore, veleno che corrode e imprigiona sempre più, catena che impedisce non solo di volare ma anche di camminare. Prigioniere ma anche carceriere di loro stesse. Che triste vita si prospetta.

Poi chiamerei Holly, l’agrifoglio, altro rimedio floreale di chi sente la rabbia ma quella rabbia la esprime con violenza e con energia sugli altri.
Sicuro Holly non è bloccato nell’esprimere questa emozione ma quel fuoco che brucia incontrollato fa terra bruciata attorno a lui e, anche qui come per Willow, il cuore non è libero di battere e vivere, è rinchiuso.
Perché l’emozione che sta dietro a quella rabbia furiosa e anche velenosa è la paura.
Paura di essere feriti, paura della propria vulnerabilità nel mostrarsi. Paura e controllo esagerato, che a un certo punto rompe gli argini e irrompe incontrollata.

Poi chiamerei Crab Apple, il melo selvatico, per pulire in profondità dai rimasugli delle emozioni giudicate sporche il corpo, la mente, l’anima. Per depurare e far fluire quello che ancora deve, quello che ancora non ci si è concesso di far uscire.

Da ultimo vorrei Wild Oat, l’avena selvatica.
Wild Oat, il creativo per eccellenza, colui che ha un potenziale immenso, appassionato di tante cose diverse e che proprio per questo disperde e si perde, non sa quale strada seguire… e gira in tondo su se stesso, restando lì dov’è, insoddisfatto.
Non parte al galoppo fiducioso, non avanza.
E invece è arrivato il momento di avanzare, di andare dove si deve e si vuole. E per fare questo bisogna ascoltarsi, senza paura, mettendo a tacere le mille voci soffocanti e limitanti che si divertono a farci compagnia, puntando l’arco verso il bersaglio che vogliamo centrare.

Magari in compagnia di Mimulus, il mimolo giallo, il rimedio floreale che guarda in faccia le paure, più o meno grandi che siano, senza timore ma anzi con compassione, che si sperimenta quando si accetta la propria natura sensibile e si riesce a provare empatia per la vulnerabilità degli altri.

Alla fine mi accorgo che i rimedi son 5… e anche altri potrebbero unirsi ma per ora va bene così. Che il viaggio abbia inizio, con vecchi e nuovi alleati che incontreremo lungo la via 🙏

N.B. I fiori di Bach qui nominati sono manifestati solo in piccole parti, non sono esaustivi, avranno il loro spazio pieno in futuro nella loro sezione.

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