Elipio (il fondatore della FIRP) diceva: “Sedere ai piedi di un paziente è un atto di umiltà e di amore”.
E aveva perfettamente ragione ❤️
Nel tempo diverse persone mi hanno chiesto come faccio a stare sempre davanti ai piedi.
“Ma non ti fa schifo?”. “Ma i piedi sono brutti e puzzano”. “I miei piedi non li toccherai mai, mi vergogno di farli vedere”. Ecc.
No, non ho mai pensato questo.
Se i piedi “puzzano”, a parte casi rarissimi di scarsa igiene, il motivo dell’odore sgradevole, o diverso dal solito, è dovuto a problematiche specifiche di organi interni, che si possono trattare.
E non mi creano disagio, o altro simile.
Quando sto lì, i piedi sono per me una parte del corpo bella e affascinante. E non è feticismo 😄
Sono belli e affascinanti perché ogni piede racconta la storia della persona che ho davanti. Racconta del suo passato, del suo presente, il suo modo di vivere il quotidiano, l’ambito lavorativo e quello intimo e personale. Mi racconta quanto la persona si fida, di se stesso, degli altri, di me. Mi racconta quanto ha voglia di stare bene o quanto se la racconta. Mi fa vedere se il suo corpo sta bene oppure no. E mi permette di intervenire per aiutarlo a stare meglio.
Nel post di oggi voglio raccontarvi un po’ di storia della Reflessologia…
Per farlo, per semplificare la scrittura del post, ho preso il testo dal sito della mia scuola di formazione di reflessologia plantare, la FIRP (www.firp.it).
Lo stesso testo ce l’ho in formato cartaceo, trasmessomi nella formazione triennale… quella volta, era il 1998, si usava leggere e studiare su carta, per la maggiore 🙂
Buona lettura!
“La reflessologia (o riflessologia plantare, io amo la prima soluzione anche se la seconda va per la maggiore) ha radici sia in Oriente che in Occidente, sia in Africa che in America; ci sono segni e prove palesi che molti popoli antichi fossero a conoscenza della possibilità di agire sui nostri organi interni attraverso i piedi.
Nel 2800 a.C. nasce l’imperatore cinese Yiu che si dice “sia stato concepito dalla madre mentre camminava a piedi scalzi sulle orme di un gigante”.
Nella tradizione taoista troviamo una tavola, denominata Zu Toi To, che raffigura un feto sulla pianta del piede, e che evidenzia la stretta correlazione fra il piede e gli organi e apparati del corpo umano.
Nel 480 a.C. Confucio approfondisce il massaggio del piede a livello filosofico.
In Egitto, a Saqqarah, all’interno della tomba di Akhmahor, risalente all’inizio della VI Dinastia (circa 2330 a.C.), è stata trovata una pittura murale raffigurante il “medico” (si suppone) mentre stimola i piedi e le mani di un paziente.
I geroglifici tradotti da esperti egittologi riportano questa frase “…guariscimi, ma non farmi male…”.
In America la reflessologia era conosciuta e praticata presso diverse tribù indigene.
Per secoli le tribù Cherokee del North Carolina hanno riconosciuto l’importanza del ruolo che il piede ha nel mantenimento dell’equilibrio fisico, mentale e spirituale.
Ancora oggi il “Clan dell’Orso”, che vive alle pendici dei monti Allegheny, custodisce e pratica le antiche tradizioni dei guaritori.
In Italia, nel 1500, lo scultore Benvenuto Cellini scrisse nella sua autobiografia di essere stato trattato “per dolori diffusi nel corpo, mediante robuste pressioni sulle dita delle mani e dei piedi”.
Nell’Europa centrale, intorno al 1582, i medici Adamus e A’tatis scrissero un libro sulla Terapia zonale descrivendo metodi molto simili alla riflessologia.
In Inghilterra, intorno al 1890, Sir Henry Head, dottore e ricercatore, condusse studi neurologici sui punti riflessi; scoprì che alcune zone della pelle sviluppavano una ipersensibilità alla pressione quando un organo, collegato a tali zone da terminazioni nervose, non funzionava in modo efficiente.
Nel 1912 questa tecnica viene riportata all’attenzione del mondo occidentale da William M. Fitzgerald, otorinolaringoiatra, nato negli Stati Uniti, che lavorò a Londra e a Vienna. Le sue osservazioni e scoperte su certi effetti, soprattutto analgesici, ottenuti esercitando delle pressioni in punti ben precisi delle mani e dei piedi, diedero l’avvio a quella che è oggi la moderna reflessologia.
Nel 1917 Fitzgerald pubblicò un libro molto interessante sulle sue scoperte, intitolato: “Terapia zonale, come alleviare il dolore a casa propria”.
Non ebbe molto successo nel mondo medico, tranne che per il Dott. J. Riley e per la sua assistente Eunice Ingham che approfondirono il lavoro di Fitzgerald mettendo in rapporto i punti sensibili dei piedi con l’anatomia dell’organismo, e tracciarono una prima mappa delle zone del piede in relazione agli organi del corpo umano.
Da una prima fase sperimentale si passò ad un assetto tecnico e sistematico e, con poche modifiche, tale mappa è giunta fino a noi.
In Europa la tecnica reflessologica si è consolidata intorno al 1960 grazie all’opera di alcune allieve della Ingham, come Hanne Marquardt in Germania e Doreen Bayly in Gran Bretagna.
Elipio Zamboni, massofisioterapista e fisioterapista, si diplomò in Riflessologia nel 1974 presso la scuola di Hanne Marquardt.
Nel 1984 Zamboni riunisce la prima associazione di riflessologia plantare (AIRP), divenuta poi nel 1987 la FIRP, Federazione Italiana Reflessologia del Piede, che si propone di promuovere lo studio, la diffusione, lo sviluppo e la ricerca della reflessologia plantare.
La sua opera ha contribuito a gettare le basi della Scuola Triennale di Reflessologia Plantare.”